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Commemorazione dei Caduti di tutte le guerreDomenica 6 novembre, accompagnati dalla Centenaria Società Concertistica per le principali vie di Serra de' Conti, si è snodato il corteo organizzato dall'Amministrazione per commemorare i Caduti di tutte le Guerre. Il corteo è partito da Piazza Gramsci di fronte al Palazzo Municipale e ha visto la partecipazione delle autorità politiche serrane, i rappresentanti delle forze dell'ordine, le associazioni militari, combattentistiche e di volontariato e numerose scolaresche. La cerimonia si chiudeva in Sala Italia con un intenso lavoro realizzato dalle Terze Classi della Scuola Secondaria "C. Cagli" di Serra de' Conti e con l'intervento del ViceSindaco Pieramelio Baldelli, che riportiamo integralmente a margine della presente news:
"Autorità Militari, Religiose, colleghi consiglieri, insegnanti, cittadine e concittadini, ragazze e ragazzi delle scuole, oggi si commemora il 4 novembre: la vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale, la Grande guerra, quella del 1915-1918. Festeggiamo l'Unità d'Italia, che con quella guerra ebbe compimento con l'annessione di Trento e Trieste, dopo che nel 1861, 150 anni fa, il Risorgimento ci donò l'Italia Unita. Infine festeggiamo le nostre Forze Armate qui degnamente rappresentate da tutti i militari in congedo e soprattutto dai nostri Carabinieri, che saluto e ringrazio per il loro impegno profuso nonostante i pochi mezzi a disposizione per mantenere la legalità e la sicurezza di noi tutti. Oramai, quasi 100 anni fa, giovani italiani, di 20 anni, poco più grandi di voi ragazzi, partirono per il fronte. Una guerra completamente diversa da quelle che oramai siamo abituati a vedere in televisione, fatte di bombardamenti selettivi, missili intelligenti, guerre "chirurgiche", dove sembra che se muore qualcuno è perché un missile è caduto per sbaglio su un villaggio. Si muore per sbaglio! Quella invece fu una guerra di posizione. Rannicchiati nel fango delle trincee. Nel freddo della montagna, fatta di stenti e di colpi di cecchini che miravano per uccidere. Fatta di paura, di atti di eroismo, di dolci lettere scritte ai cari rimasti a casa. Che cosa rimane di quei lontani 3 anni di sofferenza? Quelli dal 1915 al 1918? Che cosa ricordiamo? Oramai quasi più nulla. Troppi anni passati, troppo diversi quei tempi dai nostri. Per questo è importante il senso di responsabilità di noi adulti e la disponibilità ad apprendere e formarsi di voi giovani. La responsabilità di noi adulti a trasmettere la storia; la disponibilità di voi ragazzi a studiarla per non dimenticare. Serve per ricordare che quei giovani soldati sono morti, hanno sacrificato gli anni della giovinezza per la libertà e la prosperità della Nostra Patria. Si sono sacrificati per il Servizio alla Patria. Per quelli della mia generazione Servizio alla Patria significava fare il Servizio Militare. Un anno vissuto controvoglia. Oppure con spirito di scoperta per un'esperienza nuova. Comunque un obbligo. Poi le coscienze sono mutate e il Servizio alla Patria si è trasformato nella possibilità di effettuare altre attività verso la comunità. Nacque il Servizio Civile. Ora quest'obbligo non c'è più e le nostre Forze armate sono moderne, fatte da professionisti che scelgono liberamente di fare questa attività. Oggi servizio alla Patria, alla collettività, al nostro Paese ha una nuova connotazione, legata ad una libera scelta. L'Italia sta attraversando un periodo di profonda crisi economica che sta diventando anche sociale. Dalla fine della seconda guerra mondiale non abbiamo mai vissuto un periodo così buio, così pieno di incertezze, dove per la prima volta da allora le nuove generazioni hanno aspettative professionali, economiche e di qualità della vita più basse dei loro genitori. In questa fase stanno prevalendo logiche economiche disgiunte dall'etica dell'imprese, dalla solidarietà del lavoro che sin qui hanno governato la crescita del nostro paese. Che hanno indirizzato le nostre imprese. Stanno vincendo logiche opportunistiche per la massimizzazione degli utili economici. A scapito della legalità, dell'etica, della promozione del lavoro per la realizzazione delle persone. Anche nelle nostre zone, nel nostro comune, si sta espandendo il sommerso, il lavoro nero. La crisi economica sembra poter giustificare tutto. Oggi servire la Patria, non è più guerra di trincea, significa fare il proprio dovere nei luoghi dove operiamo senza prevaricare gli altri, rispettare le regole, i diritti dei lavoratori, le leggi. Significa pagare le tasse. Significa accogliere e consentire l'integrazione di chi viene da altri paesi meno fortunati del nostro e non emarginare chi è diverso. Significa essere solidali verso chi ha perso il lavoro o chi è più povero. Aiutare i giovani a realizzarsi, a trovare quel lavoro che sembra sempre più una chimera. Servire la Patria significa anche mettersi a disposizione, come i volontari della Protezione Civile, per aiutare chi è colpito dalle sempre più numerose catastrofi naturali. Voglio qui ricordare le popolazioni della Liguria e della Toscana colpite dalle recenti alluvioni a cui vanno il nostro pensiero e la nostra vicinanza. Servire l'Italia, la Patria, è trasmettere ai nostri figli, alle future generazioni che l'Italia Unita è un valore assoluto che va ribadito e difeso anche in onore di chi ha combattuto per ottenerla, orgogliosi della nostra storia e nella consapevolezza di quanto abbiamo saputo sin qui fare. Termino, salutandovi anche a nome del Sindaco Arduino assente per altri compiti istituzionali, riprendo le parole conclusive del discorso che ha tenuto il nostro Presidente della Repubblica alle celebrazioni del 4 novembre: Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia."
Il Vice Sindaco Pieramelio BALDELLI
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